domenica 23 gennaio 2011

Negramaro del Salento

Sospesi nell’ebbrezza di un calice di vino

sotto note che scivolano via con te.

Scappa.

Fuggi.

Raggiungimi.

Trovami nei tuoi pensieri

non lasciami più andare via.

Io sono accanto a te.

Non mi vedi?

Sono quel soffio d’aria che ti attraversa i capelli,

sono quel raggio di sole che ti brucia negli occhi,

sono nel rosso di un calice di nettare della terra,

sono nelle ali di un falco sopra di te, mentre torni nei tuoi luoghi.

Scappa.

Fuggi.

Raggiungimi.

Catturami

e ridammi la mia libertà.

Guidami attraverso orizzonti che neanche avrei mai potuto immaginare .

Lasciami volteggiare sui miei tacchi che mi sollevano da terra

per avvicinarmi alla tua bocca.

Spingimi nel mare, lasciami sommergere dalle sue onde,

conducimi nel punto dove fuoco, aria, terra e acqua si congiungono

e poi fuggi di nuovo.

Scappa.

Lasciati inseguire,

lasciati scoprire

nei nascondigli che sceglierai,

lascati svelare dall’invisibilità nella quale ti celi.

E torna da me.

E allora vivimi,

scoprimi,

guidami,

affiancami,

sostienimi,

rubami l’anima.

celami nei tuoi angoli di infinito,

rendimi clandestina nei tuoi pensieri,

lasciami entrare nel suono dei tuoi passi.

Scovami dietro un vetro appannato dal mio respiro.

Scappa.

Fuggi.

Raggiungimi.

Ruba i miei sogni

e ridammeli ogni mattino

Intrisi di verità,

ubriachi di te.

E poi scappa.

Fuggi.

Raggiungimi.

martedì 11 gennaio 2011

Osservazione,intuizione,fuga.

Partire.
C'è chi parte per scoprire il mondo, per meravigliarsi di ogni cosa. E c'è chi parte per cercare nel mondo, passando in rassegna qualsiasi cosa con un'espressione assente e distaccata e si sofferma solo su quello che la "sua osservazione" gli mostra interessante.
Dunque scopritore o osservatore?
Cosa ci spinge a lasciare le nostre case, la nostra quotidianità? Cosa ci muove altrove? E' forse solo quel bisogno di sentirci liberi? O forse quella sete di vita che tanto declamiamo ?E se fosse quel senso di disattenzione perenne che abbiamo nei confronti degli altri? O magari la nostra noia davanti a quello che la vita ci promette e , forse , ci offre?
Allora la domanda giusta da porsi non è perchè andiamo via, ma perchè non riusciamo a stare qui, seduti al tavolo di questa scrivania.

Perchè con la nostra gentilezza, nascondiamo l'assenza? Perchè con la nostra fermezza escludicamo ipotesi, possibilità? Perchè ci ribellliamo, se poi siamo schiavi lo stesso di noi stessi, del pregiudizio?
Perchè cerchiamo conforto e risposte, e forse emozioni, in un'artefatto: un'opera d'arte? Perchè?
Perchè non sappiamo tirar fuori la nostra interiorità, il nostro mondo? Perchè non diventiamo noi stessi artefici-artisti della nostra anima?
Cosa ci rende così diversi da quegli scimpanzè di cui leggevo ieri, se rispondiamo alle nostre catene con "vie alternative", fingendoci liberi per una settimana , o qualche giorno, in un'asfittica stanza di un hotel, in una remota, seppur accogliente, osteria di una terra che neanche ci capisce?
Anche quando ci rifugiamo nell'arte.
Come quando , appena arrivati un in paese nuovo, immediatamente, si va in un museo, dove si è solo osservatori , dove si ha la speranza, per lo più disattesa , di comprendere .
Pensiamo di non capire l'altro-noi stessi e cerchiamo di comprendere qualcosa che ci appartiene ancora meno: l'altrui arte?
E' poi così' diverso il modo "manierista" di un pittore non moderno, da uno che usa solo due linee? E' forse cambiiato il loro modo di comunicare o il nostro modo di osservare? Incapaci come non mai di perdere tempo ad osservare OGNI dettaglio!Inponiamo alla nostra mente la necessità, e forse la pretesa, di comprendere con immediatezza, ciò che immediato non è.
Per cogliere l'attenzione abbiamo dovuto scomporre la realtà, l'abbiamo sminuzzata, riattaccata, deformata e nascosta, coperta e ingrandita, ma l'abbiamo forse capita?Ci esprimiamo con simboli, segni, ma di cosa parlano, chi nascondo lo sappiamo?
Siamo forse così incapaci di conoscere, di esprimerci,così paurosi di darci, tanto fragili e assoluti che impariamo ad escluderci, a svincolarci, a nasconderci.
Siamo soli, è questa la relatà, è la nostra unicità, la nostra instabilità, la nostra corruttibilità che ha il prezzo di una emotività scomposta, svincolata dall'altrui comprensione: stranezza, così la chiamiamo.
Perchè mai, se la compresione di grandi messaggi diventa così immediata che bastano solo due linee per dare un senso , non lo diventa anche la comprensione dell'altro?
Dunque perchè mai amore ed amicizia ,empatia e antipatia non possono essere così immediati? Se è vero che cambia il nostro modo di osservare allora il provblema della comprensione non è nell'altro.
Un acuto osservatore può cogliere molto,così come un abile deduttore. Ma che possibilità diamo all'altro di comprenderci?
E' così, la nostra solitudine, la nostra unicità,la nostra fragilità hanno l'aspetto di un quadro contemporaneo: inarrivabile.
Fossato attorno alle nostre mura di cinta .C'è forse ancora qualche intrepido cavaliere disposto a tutto pur di oltrepassarle? C 'è ancora qualche folle Don Chisciotte?
Come vorrei essere come lui...e non più Cyrano!