mercoledì 27 aprile 2011

Morning Blues

Poco fa leggevo il racconto di Wynton Marsalis su cosa fosse secondo lui il Blues e di quanto questa musica fosse trasversale ai vari popoli, storicamente lontanissimi.
Il dolore è alla sua base, ciononostante il suo messaggio è positivo:" Per quanto le cose vadano male, potranno andare meglio: sarebbero comunque potute andare peggio, e i tempi non sono mai così duri da impedire di spassarcela".
W.M. afferma anche che il blues appartine ad ogni epoca.
E invece no. Penso a noi giovani ,a quelli come me e tanti altri, figli di un paese troppo abituato a lamentarsi, a compiangersi, dove la mancanza di lavoro è solo colpa del governo o di una fantomatica crisi dovuta a chissà quale manovra economica volta a distruggere l'economia di un paese.
Il problema più grande secondo me è l'atteggiamento, il vedere le cose come destinate solo a peggiorare e il vittimismo dilagante di troppi, politici e "intellettuali" per primi.
Ho 28 anni.Laureanda in biologia, un diploma di Liceo Classico con la valutazione 100/100, 240 libri nella mia libreria, una media universitaria molto alta, due proposte di tesi da parte di professori.
Prospettive per il futuro? Nessuna.
Fino a poco fa ero sulla mia scrivania a compiangermi e a pensare a quanto questo "pezzo di carta" è pressochè inutile.
E invece no, anche io vittima di questo atteggiamente SBAGLIATO.
Quel pezzo di carta ha un valorene enorme.Primo fra tutti perchè neanche mezzo secolo fa, mio nonno, o peggio ancora mia nonna, si sarebbero solo sognati di poter arrivare dove sono arrivata io.
Secondo perchè è vero che in Italia esserre ricercatori è un'utopia, ma non per questo il nostro compito e la nostra formazione si ferma con la perdita delle nostre illusioni.
Siamo portatori di un futuro. Dobbiamo essere capaci di scrollarci di dosso però quell'idea che la laurea debba necessariamente portare a essere "qualcuno", ma dobbiamo imparare, con MOLTA UMILTA', che quel pezzo di carta deve prima di tutto formare noi come uomini, disposti ad accollarci il peso del futuro.
Se non saremo mai ricercatori, dobbiamo fare in modo che i nostri figli lo possano essere un domani.
Luca Cavalli Sforza dice che la cultura è una forma di adattamento, ed è così. La cultura a cui abbiamo avuto la fortuna di accedere deve essere un mezzo per arricchire non tanto noi stessi, ma deve permetterci di progredire,come comunità.
Abbiamo avuto la fortuna di nascere nella terra di Leonardo da Vinci e Galileo, vivere di rendita, figli del boom economico prima, ora nipoti senza futuro.
E invece no.
Guardiamo sempre troppo in alto quando dobbiamo dare le colpe a qualcuno e troppo lontano quando abbiamo bisogno di allontanarci dalla nostra identità,vedi l'emulazione e l'assorbiento di tutto quello che viene dagli Usa.
Ma l'unica cosa che dovremmo apprendere è l'atteggiamento, l'umiltà di reinventarsi e la capacità di distinguere fra l'uomo e il professionista.
Solo così, con un atteggiamento nuovo, positivo e di fiducia, potremo smettere di dover perdere le nostri radici per progredire.
Affinchè una pianta possa perpetuarsi e dare vita a una nuova generazione, affida i propri semi al vento, non si lascia sradicare.

Dobbiamo smetterla di fuggire all'estero,di dire che il lavoro non c'è. Dell'inventiva e il gusto per il bello, nonchè per il buono che ci hanno sempre contraddistinto, cosa ne vogliamo fare?
Sta a noi...a me.

domenica 24 aprile 2011

Qualcuno che mi conosceva bene diceva sempre che quando scrivo lascio uscir fuori la vera me...
Scrivere è sempre stata per me una necessiatà, come respirare, come piangere o ridere.
Catarsi allo stato puro.
E così anche oggi cerco questa virtuale spalla su cui riversare quello che ho dentro.
Se solo mi guardo indietro, negli ultimi quattro mesi, stento a riconoscere la mia vita, a riconoscermi in quella che ero poche settimane fa...eppure ero quello persona. E la profonda tristezza che sento stasera mi ricorda questo cammino che ho fatto, reale, devastante per alcuni versi.
Ho ucciso la paura, ho ucciso quella parte di me che mi impediva di alzare lo sguardo da terra, per guardare in alto, per guardare accanto a me.
In questi 28 anni , mai sentito il bisogno di completarmi in un'alto essere vivente, mai sentita la volontà di andare oltre, mai sentito il bisogno di non fuggire.E poi succede, tutto cambia.
Ma come diceva Eraclito, l'oscuro, scendiamo in un fiume, ma quando lo facciamo il fiume non rimane mai uguale a se stesso, tutto passa.
Consolante per certi versi, spaventoso per altri .
A cosa ci appoggeremo? Quale potrebbe essere quell'appiglio che ci permette di non lasciarsi portar via da tutto questo divenire?
Per anni un'amicizia fortissima mi ha sorretto, ma poi anche lì è entrata la paura, la fragilità, e la verità si è nascosta.
Come l'acqua intrappolata cercavo la mia via, ho scavato la roccia e sono tornata a scorrere.La roccia, la mia roccia, è diventata sabbia.Apparentemente distrutta, finalmente libera di essere portata dal vento.
E poi di colpo il cuore esplode.
Mai prima d'ora ho sentito qualcosa di tanto profondo, di così completo da comprendere tutti i miei sensi, da arrivare al cuore, passando per la testa.
Haudry in colazione da Tiffany diceva che quando avrebbe trovato un posto che per lei era come Tiffany avrebbe comprato i mobili e dato un nome al gatto...io ho sempre detto che quando mi sarei innamorata davvero avrei deciso cosa fare della mia vita, sarei " cresciuta", dando tutto quello che fino a quel momento avevo tolto al mondo.
E' così. decisa a finire questi 3 esami, mi sono rimessa sui miei libri, con la voglia e lo sforzo di finire, ho deciso di trovarmi un lavoro.
Ho deciso di comprare una macchina...mancano solo un pò di scartoffie da sistemare ed è mia.
E il cuore esulta.
Ma non c'è gioia a questo mondo che non debba passare attraverso sentieri tortusoi e scuri.Non c'è percorso che non abbia insidie.
E così passo da momenti di forza enorme, di pace col mondo, a momenti di grande scoramento, come questo.
Ma oggi è Pasqua. E Cristo è risorto, e queso deve essere il perno per una grande speranza, la forza che ci trascina quando non sappiamo più dove siamo.
Se solo mi lasciassi trasportare da questa corrente...

Ma la paura si insinua in ogni momento difficile, di lontanaza, di silenzio.
E la consapevolezza che non sono l'unica a percorrere questa strada è un peso difficile da sostenere. Ma devo avere la pazienza di aspettare, di lasciare libero chi deve ancora decidere quale strada percorrere, perchè per quanto male possa fare, farebbe ancor più male vederlo non felice.
Ora capisco un pò di più quel detto:" se ami davvero qualcuno, lascialo libero" e non avrei neanche lontanamente immaginato che sarei arrivata a questo punto, ma come quel verso che amo tantissimo "sono nata per condividere l'amore"...siamo figli del Dio dell'amore...
E se andasse via nulla cambierebbe, nel cuore.
Eppure sogno di una felicità condivisa, di una vita vissuta insieme ,continuando a sperare per un "noi" e quello che sento diventa il carburante per carcare di risolvere quello che fino ad oggi poteva anche non avere un compimento.
Vorrei con tutta me stessa che possa essere la vera "meta dell'esistenza mia".
Se così non fosse, percorrerò quella strada, sicuramente dolorosa, ma con la consapevolezza che lo lascerei andare per fare il cammino verso la sua felicità.