lunedì 10 ottobre 2011

Luce, colore, ricerca.

Un nuovo viaggio.
Una terra lontana, la Svezia. Tanto sognata. Finalmente toccata.
Un mondo diverso: luce nuova,luce del nord. Colori nitidi.
E come sempre la luce sa fare...nuove ombre, nuovi punti di fuga, nuovi orizzonti.
Tornare sapendo già quale terrà inseguire ancor prima di tornare. Ancora più a nord. Ultimo punto,ultimo nord, oltre il quale non c'è più terra. NordKapp.
Andare lontana da me stessa e spingermi ancora oltre, voler conoscere i limiti di questa terra e i miei.
Come ad ogni viaggio, quello che chiudo e riporto nella mia valigia è una crisi enorme, come a rubare quella luce vista lontano e portarla con me per illuminare la mia realtà.
Ma è reale tutto questo? No.
Non c'è un amore reale, non c'è un sogno reale, non c'è un contatto reale.
E allora torno indietro, come a voler a tutti i costi trovare un barlume di verità in quello che ho vissuto.E capire che forse non c'è mai stato, che forse era tutta una bugia: la luce del nord non perdona, non nasconde. Fredda e indifferente, quanto chiara e avvolgente.

E come se la luce non bastasse, incontri il colore. Il colore creato, fissato, trasmesso nelle tele di un pittore. Nell'incontro con l'arte e l'artista.
Ricerca.Verità.Simboli.
E poi quel concetto, quello che dà senso a tanti interrogativi: un nuovo e necessario criterio di ricerca. Il RICONOSCERSI.
Cercare fino a riconoscersi in quello che si è trovato, magari dover creare quello in cui riconoscersi,come un artista nelle sue opere. Creatura e creato: assolutamente unico e irripetibile, come ogni animo, ancora non rappresentato, come quella pennellata che da quel bambino partiva,a simboleggiare l'anima che può svilupparsi.
Vedere la propria anima, prenderla in mano,lasciarla andare davanti a noi, e inseguirla. Inseguirla avanti, dentro di noi, dietro, qui e altrove, nel mezzo e al limite, sopra e sotto: ovunque.
Mettersi alla ricerca, ma come sempre ogni ricerca parte da quello che è stato, come la STORIA.
Trovare un punto di congiunzione, quel cerchio che tutto racchiude, letto nei libri del mio tanto amato Terzani, sentito nel racconto della Trinità secondo Roberto, trovato nella storia dell'uomo. Capire che si è in quel cerchio e come parte di esso, parte di quella verità: essere.
E nella certezza dell'esserci, nel conforto di una storia scritta nel Dna, voluta da un Dio non indifferente, ricercarsi.
Perchè non è vero, come diceva Eraclito che "tutto scorre", ma TUTTO TORNA.


Ho riaperto un cassetto, al di fuori del quale avevo messo un cartoncino con scritto "Antigone". C'ero io. Solo io. Io e miei sogni. Quello che volevo divenire, quello in cui mi sapevo riconoscere, quello in cui voglio cercarmi. Perchè finchè sarò in quel cerchio, potrò ancora essere.

domenica 17 luglio 2011

8 1/2

‒ Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita daccapo? Di scegliere una cosa, una cosa sola, e di essere fedele a quella, riuscire a farla diventare la ragione della tua vita, una cosa che raccolga tutto, che diventi tutto proprio perché è la tua fedeltà che la fa diventare infinita... saresti capace? ...ecco ascolta, se io ti dicessi: "Claudia..."
‒ ...da che parte si va? non conosco la strada... e tu? saresti capace?
‒ Ci dev'essere la sorgente qui vicino, senti... prova a voltare di qua... No, questo tipo no, non è capace. Questo vuole prendere tutto, arraffare tutto, non sa rinunciare a niente... cambia strada ogni giorno perché ha paura di perdere quella giusta, e sta morendo, come dissanguato.
‒ ...e così finisce il film?
‒ No, comincia così... poi incontra la ragazza della fonte... è una di quelle ragazze che danno l'acqua per guarire. È bellissima, giovane e antica; bambina e già donna; autentica, solare! Non c'è dubbio che sia lei la sua salvezza. Sarai vestita di bianco, avrai i capelli lunghi... così, come li porti tu. Spegni i fari...
‒ ...e poi? ...andiamo via di qui, mi fa impressione questo posto, non mi sembra vero.
‒ A me invece piace moltissimo, guarda un po'.
‒ ...della storia che mi hai raccontato non ho capito quasi niente. Ma scusa, un tipo così, come tu l'hai descritto, che non vuol bene a nessuno, non fa mica tanta pena sai? In fondo è colpa sua: che cosa pretende dagli altri?
‒ Perché, credi che io non lo sappia? Come sei noiosina, anche tu.
‒ Ahhh, ma non ti si può dire proprio niente... Quanto sei buffo con quel cappellaccio truccato da vecchio! ...io non capisco... incontra una ragazza che lo può far rinascere, che gli ridà vita e lui la rifiuta?
‒ ...perché non ci crede più.
‒ Perché non sa voler bene.
‒ ...perché non è vero che una donna possa cambiare un uomo.
‒ Perché non sa voler bene.
‒ ...e perché soprattutto non mi va di raccontare... un'altra storia bugiarda.
‒ Perché non sa voler bene.
‒ Mi dispiace Claudia di averti fatta venire fin quassù, ti domando scusa.
‒ Che imbroglione che sei! ...allora non c'è questa parte nel film...
‒ Hai ragione tu sai. Non c'è la parte nel film. Non c'è neanche il film.

giovedì 14 luglio 2011

Holly Golightly, maybe Lulamy, maybe...me.

"Lo so e vorrei che tu non mi amassi. Non si può. L'hai sempre fatto questo sbaglio di amare degli esseri ribelli. Portare a casa degli animali selvatici. E una volta ero un falco con un'ala spezzata, un'altra un gatto della prateria con una zampa rotta, te ne rammenti?

Non si può dare il proprio cuore a una creatura selvatica, più le vuoi bene e più diventa ribelle. Finchè un giorno se ne riscappa nella prateria o vola su un albero e poi su un albero più alto e poi in cielo."

venerdì 1 luglio 2011

Stringimi più forte che puoi
così che quando andrai via sentirò ancora il tuo abbraccio addosso a me.
Baciami più a lungo che poi così che il tuo sapore diventi il mio.
Cercati un posto solo tuo nel mio cuore e lì nasconditi
perchè quando questo fuoco non arderà più
non sentiremo freddo e il ricordo di quello che abbiamo diviso ci riscalderà.
E poi lasciami andare via prima che te ne vada tu.
E allora non voltiamoci più indietro,perchè non saprei più rinunciare a te
solo per amore.

domenica 19 giugno 2011

summertime

martedì 3 maggio 2011

Il pranzo di Babette

"Misericordia e verità si sono incontrate, amici miei. Rettitudine e felicità debbono baciarsi. Nella nostra umana debolezza e miopia crediamo di dover scegliere la nostra strada in vita e tremiamo per il rischio che quindi corriamo. Abbiamo paura. Ma no, la nostra scelta non è importante. Viene il giorno in cui apriamo i nostri occhi e vediamo e capiamo che la grazia di Dio è infinita. Dobbiamo solo attenderla con fiducia e accoglierla con riconoscenza. Dio non pone condizioni. Non preferisce uno di noi piuttosto di un altro, e ciò che abbiamo scelto ci viene dato e allo stesso tempo ciò che abbiamo rifiutato ci viene accordato. Perché misericordia e verità si sono incontrate, rettitudine e felicità si sono baciate."

mercoledì 27 aprile 2011

Morning Blues

Poco fa leggevo il racconto di Wynton Marsalis su cosa fosse secondo lui il Blues e di quanto questa musica fosse trasversale ai vari popoli, storicamente lontanissimi.
Il dolore è alla sua base, ciononostante il suo messaggio è positivo:" Per quanto le cose vadano male, potranno andare meglio: sarebbero comunque potute andare peggio, e i tempi non sono mai così duri da impedire di spassarcela".
W.M. afferma anche che il blues appartine ad ogni epoca.
E invece no. Penso a noi giovani ,a quelli come me e tanti altri, figli di un paese troppo abituato a lamentarsi, a compiangersi, dove la mancanza di lavoro è solo colpa del governo o di una fantomatica crisi dovuta a chissà quale manovra economica volta a distruggere l'economia di un paese.
Il problema più grande secondo me è l'atteggiamento, il vedere le cose come destinate solo a peggiorare e il vittimismo dilagante di troppi, politici e "intellettuali" per primi.
Ho 28 anni.Laureanda in biologia, un diploma di Liceo Classico con la valutazione 100/100, 240 libri nella mia libreria, una media universitaria molto alta, due proposte di tesi da parte di professori.
Prospettive per il futuro? Nessuna.
Fino a poco fa ero sulla mia scrivania a compiangermi e a pensare a quanto questo "pezzo di carta" è pressochè inutile.
E invece no, anche io vittima di questo atteggiamente SBAGLIATO.
Quel pezzo di carta ha un valorene enorme.Primo fra tutti perchè neanche mezzo secolo fa, mio nonno, o peggio ancora mia nonna, si sarebbero solo sognati di poter arrivare dove sono arrivata io.
Secondo perchè è vero che in Italia esserre ricercatori è un'utopia, ma non per questo il nostro compito e la nostra formazione si ferma con la perdita delle nostre illusioni.
Siamo portatori di un futuro. Dobbiamo essere capaci di scrollarci di dosso però quell'idea che la laurea debba necessariamente portare a essere "qualcuno", ma dobbiamo imparare, con MOLTA UMILTA', che quel pezzo di carta deve prima di tutto formare noi come uomini, disposti ad accollarci il peso del futuro.
Se non saremo mai ricercatori, dobbiamo fare in modo che i nostri figli lo possano essere un domani.
Luca Cavalli Sforza dice che la cultura è una forma di adattamento, ed è così. La cultura a cui abbiamo avuto la fortuna di accedere deve essere un mezzo per arricchire non tanto noi stessi, ma deve permetterci di progredire,come comunità.
Abbiamo avuto la fortuna di nascere nella terra di Leonardo da Vinci e Galileo, vivere di rendita, figli del boom economico prima, ora nipoti senza futuro.
E invece no.
Guardiamo sempre troppo in alto quando dobbiamo dare le colpe a qualcuno e troppo lontano quando abbiamo bisogno di allontanarci dalla nostra identità,vedi l'emulazione e l'assorbiento di tutto quello che viene dagli Usa.
Ma l'unica cosa che dovremmo apprendere è l'atteggiamento, l'umiltà di reinventarsi e la capacità di distinguere fra l'uomo e il professionista.
Solo così, con un atteggiamento nuovo, positivo e di fiducia, potremo smettere di dover perdere le nostri radici per progredire.
Affinchè una pianta possa perpetuarsi e dare vita a una nuova generazione, affida i propri semi al vento, non si lascia sradicare.

Dobbiamo smetterla di fuggire all'estero,di dire che il lavoro non c'è. Dell'inventiva e il gusto per il bello, nonchè per il buono che ci hanno sempre contraddistinto, cosa ne vogliamo fare?
Sta a noi...a me.

domenica 24 aprile 2011

Qualcuno che mi conosceva bene diceva sempre che quando scrivo lascio uscir fuori la vera me...
Scrivere è sempre stata per me una necessiatà, come respirare, come piangere o ridere.
Catarsi allo stato puro.
E così anche oggi cerco questa virtuale spalla su cui riversare quello che ho dentro.
Se solo mi guardo indietro, negli ultimi quattro mesi, stento a riconoscere la mia vita, a riconoscermi in quella che ero poche settimane fa...eppure ero quello persona. E la profonda tristezza che sento stasera mi ricorda questo cammino che ho fatto, reale, devastante per alcuni versi.
Ho ucciso la paura, ho ucciso quella parte di me che mi impediva di alzare lo sguardo da terra, per guardare in alto, per guardare accanto a me.
In questi 28 anni , mai sentito il bisogno di completarmi in un'alto essere vivente, mai sentita la volontà di andare oltre, mai sentito il bisogno di non fuggire.E poi succede, tutto cambia.
Ma come diceva Eraclito, l'oscuro, scendiamo in un fiume, ma quando lo facciamo il fiume non rimane mai uguale a se stesso, tutto passa.
Consolante per certi versi, spaventoso per altri .
A cosa ci appoggeremo? Quale potrebbe essere quell'appiglio che ci permette di non lasciarsi portar via da tutto questo divenire?
Per anni un'amicizia fortissima mi ha sorretto, ma poi anche lì è entrata la paura, la fragilità, e la verità si è nascosta.
Come l'acqua intrappolata cercavo la mia via, ho scavato la roccia e sono tornata a scorrere.La roccia, la mia roccia, è diventata sabbia.Apparentemente distrutta, finalmente libera di essere portata dal vento.
E poi di colpo il cuore esplode.
Mai prima d'ora ho sentito qualcosa di tanto profondo, di così completo da comprendere tutti i miei sensi, da arrivare al cuore, passando per la testa.
Haudry in colazione da Tiffany diceva che quando avrebbe trovato un posto che per lei era come Tiffany avrebbe comprato i mobili e dato un nome al gatto...io ho sempre detto che quando mi sarei innamorata davvero avrei deciso cosa fare della mia vita, sarei " cresciuta", dando tutto quello che fino a quel momento avevo tolto al mondo.
E' così. decisa a finire questi 3 esami, mi sono rimessa sui miei libri, con la voglia e lo sforzo di finire, ho deciso di trovarmi un lavoro.
Ho deciso di comprare una macchina...mancano solo un pò di scartoffie da sistemare ed è mia.
E il cuore esulta.
Ma non c'è gioia a questo mondo che non debba passare attraverso sentieri tortusoi e scuri.Non c'è percorso che non abbia insidie.
E così passo da momenti di forza enorme, di pace col mondo, a momenti di grande scoramento, come questo.
Ma oggi è Pasqua. E Cristo è risorto, e queso deve essere il perno per una grande speranza, la forza che ci trascina quando non sappiamo più dove siamo.
Se solo mi lasciassi trasportare da questa corrente...

Ma la paura si insinua in ogni momento difficile, di lontanaza, di silenzio.
E la consapevolezza che non sono l'unica a percorrere questa strada è un peso difficile da sostenere. Ma devo avere la pazienza di aspettare, di lasciare libero chi deve ancora decidere quale strada percorrere, perchè per quanto male possa fare, farebbe ancor più male vederlo non felice.
Ora capisco un pò di più quel detto:" se ami davvero qualcuno, lascialo libero" e non avrei neanche lontanamente immaginato che sarei arrivata a questo punto, ma come quel verso che amo tantissimo "sono nata per condividere l'amore"...siamo figli del Dio dell'amore...
E se andasse via nulla cambierebbe, nel cuore.
Eppure sogno di una felicità condivisa, di una vita vissuta insieme ,continuando a sperare per un "noi" e quello che sento diventa il carburante per carcare di risolvere quello che fino ad oggi poteva anche non avere un compimento.
Vorrei con tutta me stessa che possa essere la vera "meta dell'esistenza mia".
Se così non fosse, percorrerò quella strada, sicuramente dolorosa, ma con la consapevolezza che lo lascerei andare per fare il cammino verso la sua felicità.

lunedì 21 marzo 2011

Modena City Ramblers - La Strada

mercoledì 9 marzo 2011

lunedì 7 marzo 2011

venerdì 4 marzo 2011

Lettere- Alda Merini

Rivedo le tue lettere d'amore
illuminata, adesso , dal distacco;
senza quasi rancore...

L'illusione era forte a sostenerci;
ci reggevamo entrambi negli abbracci
pregando che durassero gli intenti,
ci promettemmo il "sempre" degli amanti,
certi nei nostri spiriti d'Iddii...

...E hai potuto lasciarmi,
e hai potuto intuire un'altra luce
che seguitasse dopo le mie spalle!

Mi hai suscitato dalle scarse origini
con richiami di musica divina,
mi hai resa divergenza di dolore,
spazio per la tua vita di ricerca
per abitarmi il tempo di un errore...

...E mi hai lasciato solo le tue lettere
onde ne ribevessi la mia assenza!

giovedì 3 marzo 2011

mercoledì 2 marzo 2011

E ora che canzone ti canto che la mia tromba l’ha soffiata via il vento...

E alla fine lui se ne è andato. Ha spezzato questo sogno.
Rimago qui con le mie lacrime, ma sotto questa pioggia si confondono con l'acqua che scende dal cielo.Eppure il sapore delle lacrime è il sapore di un qualcosa di inatteso e inaspettato, voluto e sperato da quando libertà ha bussato ai nostri cuori.
Perso.
Ma per un Pascal che diceva "il cuore ha le sue ragioni che la ragione non comprende" c'è sempre un Machiavelli che ricorda che il fine giustifica i mezzi. Che un sogno non sarà mai abbastanza dolce, come la certezza di avere "tutto e subito", dopotutto il cuore è solo una piccola parte del nostro essere.Questo vuol dire essere "grandi"? Essere uomini? Saper rinunciare a qualcosa che per anni si è sognato?
Ancora non abbiamo scoperto come sarebbe stato addormentarsi abbracciati, ancora non abbiamo conosciuto che sapore avrebbero avuto le cene che avrei preparato mentre lui preparava le sue lezioni, ancora non abbiamo saputo quanto ci avrebbe scaldato da questo freddo inverno quelle canzoni jazz che risuonano a casa sua.Ancora non abbiamo scoperto, ma sarebbero state troppo belle da scoprire. Troppo bello domani, per poter ancora camibiare i propri piani.
Ho sempre messo il non pesare sulla mia famiglia, l'essere sempre disponibile per tutti quando c'era bisogno di me, la mia salute e soprattutto quella di mia mamma prima del raggiungimento di quegli obiettivi che per tutti sono priorità, ma per me solo obiettivi. E ora ne pago le conseguenze, per la seconda volta.
Una vita non compiuta ancora diventa quasi una colpa, la causa di un calcolo sempre in difetto su di me.
Vile, maledetto denaro. Tutto qui. L'amore si compra, il matrimonio si compra, le persone si comprano. I figli si comprano. Costano una casa, i soldi per il banchetto, la macchina potente, gli abiti firmati. Tutto si misura così.
E io, sciocca, che sto ancora qui a credere che due persone che si scelgono possono dividere la fatica, il dolore, la paura e moltiplicare la gioia. A pensare che il bello di avere dei figli è quello di mettere al mondo la speranza, nata dalla più bella forma di creazione, quella che con l'evoluzione non ha niente a che fare: l'amore.
Ma l'amore cos'è se non una parola?
Cos'è il matrimonio se non un contratto? E una donna una specie di essere pensante sforna marmocchi e che partecipa al budget familiare.E un uomo? Donatore di seme, con la sete di rivalasa sui suoi fallimenti e su quelli del suo passato, pronto a redimersi, dando vita a figli nati per sanare la propria ansia di cambiare le cose.
E addio cuore, addio sogno, troppo dolce, troppo inatteso.

Scegliamo di sposarci davanti a Dio, andiamo da Lui per giurargli di essere lì in piena libertà, fisica e spirituale, di amare per il resto della nostra vita la persona al dito del quale metteremo un cerchio di metallo, senza fine e senza inizio, a ricordare ogni giorno che da quel momento e per il tempo verrà che saremo disposti ad onorare l'altro e il nostro giuramento.
Questo dicono sia il matrimonio e poi si arrabbiano con me quando dico che non ci credo. Io credo in quel matrimonio, quello di due persone che non si dicono un semplice ti amo perchè dopo un pò di tempo si deve farlo, come a sintetizzare un percorso, ma che vanno davanti a Dio perchè vogliono fare dell'altro l'unico pezzo di mondo senza il quale non possono vivere, la loro meta, la meta di ogni gesto, pensiero, figlio. E Dio è loro testimone, e benedice il loro amore, non solo la loro unione.
AMORE D'ANIME.
L'ennesima utopia.

E c'è chi lo chiama compromesso.
Ecco qua di nuovo la mia vecchia Antigone e il suo " sono nata per condividere l'amore, non l'odio".Condividere: troppo grande la differenza con la parola compromesso.
Non c'è fine al mondo abbastanza importante da compromettere un'anima,una vita.
Ma forse devo solo ricordarmi che ognuno ha il diritto di scegliere a cosa rinunciare, ognuno di noi ha il diritto di scegliere di seguire la paura, ognuno di noi ha il diritto di scegliere la via più facile.
A me rimarrà sempre un sogno dolce sognato ad occhi aperti, fra le sue braccia, baciando le sue labbra.
E rimarranno i suoi occhi e tutto quello che sarebbe potuto essere.

martedì 1 marzo 2011

Colazione da Tiffany - La verità

lunedì 28 febbraio 2011

Ragionevole mente?

"Istinto: dal latinoINSINCTUS...sentimento che si generanegli animali per effetto immediato della loro costituzione, e gl'incita a certe operazioni per le quali si procacciano quello che loro giova o fuggono quello che loro nuoce."

Ora domando: siete proprio tutti sicuri di non discendere dalle scimmie?
Per questo la realtà è diventanta sogno. Ma sogno non era.

giovedì 24 febbraio 2011

Senza nome

Disatteso,
dimenticato dietro una barriera
di priorità,
rinnegato,
nascosto dietro ogni angolo di altro.
Ritrovato, ma forse ancora da perdere.
Inaspettato, ma forse sempre atteso.
Incantevole magia
capace di rendere luce a ogni punto di ombra
che tutto copriva.

Risveglio.
Coscienza di un'incoscienza che ci appariene,
innocenza
disarmante.
Come soldato senza più armi
con le spalle al muro,
in attessa che gli puntino al cuore.
Che sarà?

Desiderio,
folle alchimia di due corpi
che ancora non si conosco,
scoprisi, senza coprire il freddo
che l'anima ha.
Chiudere gli occhi,
sentirlo ancora lì.
Irrinunciabile.
Naturalmente egoista,

naturalmente altruista.

Respiro.
Con un passato,
forse senza futuro.
Segregato in una gabbia
di paura.
Incastrato fra pesanti travi:
ieri.
Liberato da potenti ali: oggi.
Clandestino,ma in una terra
che potrebbe essere nosta:
domani.
Io e te: ora.

mercoledì 23 febbraio 2011

qualche anno fa...ma ancora oggi...

Altro non è che una vecchia mail che ho tirato fuori da un cassetto...la scrissi per una persona speciale che ora non fa più parte della mia vita....

About love...

"C’è sempre una frase o un pezzo di qualche canzone in questa mail del lunedì…
Questa volta voglio parlarti di quello che per me è quella strana cosa che tutti etichettiamo come “amore”,continuando il discorso iniziato sabato notte…

Ho sempre odiato dare i nomi ai sentimenti….non si può, è come sminuirli o volerli per forza mettere in una gabbia…
Mi piace però la parola “sentimento”, sentire…pensa che nel greco antico ci sono tantissimi modi di definire la parola amore…noi invece non li abbiamo…non abbiamo queste sfumature…
Io credo che l’amore sia quella luce che di colpo illumina l’esistenza di una persona…penso che l’amore sia l’acqua e il nostro cuore la roccia...cos’è la sabbia se non roccia sgretolata dall’acqua che ha assunto una consistenza nuova… in grado di riempire spazi anche piccolissimi, di assumere forme impensabili, in grado di seguire il vento e sempre pronta ad accettare nuovamente l’acqua….?!
Sabato sera Andrea ha detto una cosa che condivido a pieno ed è che quelle due parole “ti amo” racchiudono troppo spesso egoismo in sè…
Ricordo lunghissime discussioni a riguardo, con un uomo che ha una stima immensa da parte mia, ed è il mio professore di filosofia del liceo con il quale spesso mi fermavo a parlare di questioni “metafisiche”….e sostenevamo entrambi che l’amore sia troppo spesso una necessità del nostro essere,una non sempre benefica forma di egoismo…inteso non solo come idea di possedere l’altro, ma anche come necessità di ritrovare quanto più possibile noi stessi nell’altro….Questo non è l’amore che cerco io…
Io credo ancora in qualcosa di più puro…qualcosa che va cercato, scovato e soprattutto accettato…ed è quella forma di “amore” che si può racchiudere solo in una espressione che può quanto meno avvicinarsi a questa mia idea…è il pezzo di un’opera,L’Andrea Chenier….e dice “tu sei la meta dell’esistenza mia”….
Questo per me è l’unico modo per descrivere con le parole quello che non ha senso se spiegato con gli occhi della ragione, perché incomprensibile e non definibile…

Ecco perché troppo spesso le storie, i matrimoni finiscono, perché non ci si completa nell’altro, perché non si è disposti a correre il rischio di avere un senso solo in due….si pretende, si richiede, si osserva e si accusa , ma poche volte si capisce e si accetta, ci si fa piccoli come un granello di sabbia pur di essere parte del cammino dell’altro…pur di condividere noi stessi e il nostro fine in questa vita….
.Avere l’altro come nostra meta, renderebbe ogni singolo istante assolutamente pieno di un senso…di un vero sentire...

Questa, M, è una parte del Sara- pensiero…quella che si firma Antigone. Perché preferisce andare contro l’ovvio e scontato pur di ricercare il raro e prezioso senso di ciò che è nascosto….
Perché ci vuole più coraggio a credere e sognare di quanto ce ne voglia a farci distruggere sogni e illusioni dagli anni, dalla vita, e da tutte quelle persone che brancolano nel buio di loro stesse…

mercoledì 9 febbraio 2011

Come un fulmine a ciel sereno

Chissà cosa ha fatto scendere Holly Golightly da quel taxi in "Colazione da Tiffany"?
E' stato forse quando Paul Varjak dice ad Holly che la fuga altro non è che una gabbia, dal momento che può difendere dagli altri, ma non da se stessi?O forse la consapevolezza che se non fosse scesa, che se non avesse smesso di fuggire, l'avrebbe perso per sempre?
E tutti i miei no?Luca Cavalli Sforza ha scritto un bellissimo saggio dal nome "l'evoluzione della cultura"...io dovrei scriverne uno dal titolo "l'evoluzione della paura".
Mi sono sempre ripromessa di impedire a chiunque di allontanarmi da quello che era il mio sogno, mi sono sempre detta che avrei impedito a chiunque di arrivare troppo vicino, mi ero promessa di fare qualsiasi cosa per difendermi e imperdire alla sofferenza di arrivare a me.
E poi crolla il primo No, e via il secondo e tutti quelli a seguire fino al punto che quello che prima mi rendeva forte e sprezzante, mi blocca, mi mette con le spalle al muro.
E non puoi far altro che cedere.
Quello che era bianco diventa nero, quello che era fermo inizia a muoversi, quello che era nascosto diventa evidente. I miei occhi non sanno ingannare. Posso usare tutta la razionalità di cui sono capace, posso usare tutte le barriere e catene che ho, posso prendere in prestito la lucidità da chi mi è accanto...ma loro no, non sono buoni attori, non sanno fingere.
E non posso che gettare le armi ed arrendermi.
Non c'è fuga, non c'è stratagemma che ormai mi possa allontanare, ci sono dentro.
E non poso più fidarmi di nessuna delle mie certezze, non posso più nascondermi dietro un filo, cosa che ero capace di fare prima, non posso più nulla.
Sono qui. E qui voglio rimanere.
Non lo so quello che verrà. Mi innamorerò per davvero? Lui saprà fermare la mia interminabile fuga? E se fosse proprio lui a fuggire? In tutta questa situazione fatta di repentini cambi di rotta, tutto può succedere. Io ho impostato la mia e ormai penso sia troppo tardi per rimanere in porto. Ho vele abbastanza grandi e la mia chiglia è robusta, al timone ci sono io e confido in venti favorevoli dal cielo.Sono in viaggio...

venerdì 4 febbraio 2011

Giorgio Gaber...un augurio a me stessa...

Quando sarò capace d'amare
probabilmente non avrò bisogno
di assassinare in segreto mio padre
né di far l'amore con mia madre in sogno.

Quando sarò capace d'amare
con la mia donna non avrò nemmeno
la prepotenza e la fragilità
di un uomo bambino.

Quando sarò capace d'amare
vorrò una donna che ci sia davvero
che non affolli la mia esistenza
ma non mi stia lontana neanche col pensiero.

Vorrò una donna che se io accarezzo
una poltrona, un libro o una rosa
lei avrebbe voglia di essere solo
quella cosa.

Quando sarò capace d'amare
vorrò una donna che non cambi mai
ma dalle grandi alle piccole cose
tutto avrà un senso perché esiste lei.

Potrò guardare dentro al suo cuore
e avvicinarmi al suo mistero
non come quando io ragiono
ma come quando respiro.

Quando sarò capace d'amare
farò l'amore come mi viene
senza la smania di dimostrare
senza chiedere mai se siamo stati bene.

E nel silenzio delle notti
con gli occhi stanchi e l'animo gioioso
percepire che anche il sonno è vita
e non riposo.

Quando sarò capace d'amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse alcun appuntamento
col dovere

un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale come un fiume
che fa il suo corso.

Senza cattive o buone azioni
senza altre strane deviazioni
che se anche il fiume le potesse avere
andrebbe sempre al mare.

Così vorrei amare.


domenica 23 gennaio 2011

Negramaro del Salento

Sospesi nell’ebbrezza di un calice di vino

sotto note che scivolano via con te.

Scappa.

Fuggi.

Raggiungimi.

Trovami nei tuoi pensieri

non lasciami più andare via.

Io sono accanto a te.

Non mi vedi?

Sono quel soffio d’aria che ti attraversa i capelli,

sono quel raggio di sole che ti brucia negli occhi,

sono nel rosso di un calice di nettare della terra,

sono nelle ali di un falco sopra di te, mentre torni nei tuoi luoghi.

Scappa.

Fuggi.

Raggiungimi.

Catturami

e ridammi la mia libertà.

Guidami attraverso orizzonti che neanche avrei mai potuto immaginare .

Lasciami volteggiare sui miei tacchi che mi sollevano da terra

per avvicinarmi alla tua bocca.

Spingimi nel mare, lasciami sommergere dalle sue onde,

conducimi nel punto dove fuoco, aria, terra e acqua si congiungono

e poi fuggi di nuovo.

Scappa.

Lasciati inseguire,

lasciati scoprire

nei nascondigli che sceglierai,

lascati svelare dall’invisibilità nella quale ti celi.

E torna da me.

E allora vivimi,

scoprimi,

guidami,

affiancami,

sostienimi,

rubami l’anima.

celami nei tuoi angoli di infinito,

rendimi clandestina nei tuoi pensieri,

lasciami entrare nel suono dei tuoi passi.

Scovami dietro un vetro appannato dal mio respiro.

Scappa.

Fuggi.

Raggiungimi.

Ruba i miei sogni

e ridammeli ogni mattino

Intrisi di verità,

ubriachi di te.

E poi scappa.

Fuggi.

Raggiungimi.

martedì 11 gennaio 2011

Osservazione,intuizione,fuga.

Partire.
C'è chi parte per scoprire il mondo, per meravigliarsi di ogni cosa. E c'è chi parte per cercare nel mondo, passando in rassegna qualsiasi cosa con un'espressione assente e distaccata e si sofferma solo su quello che la "sua osservazione" gli mostra interessante.
Dunque scopritore o osservatore?
Cosa ci spinge a lasciare le nostre case, la nostra quotidianità? Cosa ci muove altrove? E' forse solo quel bisogno di sentirci liberi? O forse quella sete di vita che tanto declamiamo ?E se fosse quel senso di disattenzione perenne che abbiamo nei confronti degli altri? O magari la nostra noia davanti a quello che la vita ci promette e , forse , ci offre?
Allora la domanda giusta da porsi non è perchè andiamo via, ma perchè non riusciamo a stare qui, seduti al tavolo di questa scrivania.

Perchè con la nostra gentilezza, nascondiamo l'assenza? Perchè con la nostra fermezza escludicamo ipotesi, possibilità? Perchè ci ribellliamo, se poi siamo schiavi lo stesso di noi stessi, del pregiudizio?
Perchè cerchiamo conforto e risposte, e forse emozioni, in un'artefatto: un'opera d'arte? Perchè?
Perchè non sappiamo tirar fuori la nostra interiorità, il nostro mondo? Perchè non diventiamo noi stessi artefici-artisti della nostra anima?
Cosa ci rende così diversi da quegli scimpanzè di cui leggevo ieri, se rispondiamo alle nostre catene con "vie alternative", fingendoci liberi per una settimana , o qualche giorno, in un'asfittica stanza di un hotel, in una remota, seppur accogliente, osteria di una terra che neanche ci capisce?
Anche quando ci rifugiamo nell'arte.
Come quando , appena arrivati un in paese nuovo, immediatamente, si va in un museo, dove si è solo osservatori , dove si ha la speranza, per lo più disattesa , di comprendere .
Pensiamo di non capire l'altro-noi stessi e cerchiamo di comprendere qualcosa che ci appartiene ancora meno: l'altrui arte?
E' poi così' diverso il modo "manierista" di un pittore non moderno, da uno che usa solo due linee? E' forse cambiiato il loro modo di comunicare o il nostro modo di osservare? Incapaci come non mai di perdere tempo ad osservare OGNI dettaglio!Inponiamo alla nostra mente la necessità, e forse la pretesa, di comprendere con immediatezza, ciò che immediato non è.
Per cogliere l'attenzione abbiamo dovuto scomporre la realtà, l'abbiamo sminuzzata, riattaccata, deformata e nascosta, coperta e ingrandita, ma l'abbiamo forse capita?Ci esprimiamo con simboli, segni, ma di cosa parlano, chi nascondo lo sappiamo?
Siamo forse così incapaci di conoscere, di esprimerci,così paurosi di darci, tanto fragili e assoluti che impariamo ad escluderci, a svincolarci, a nasconderci.
Siamo soli, è questa la relatà, è la nostra unicità, la nostra instabilità, la nostra corruttibilità che ha il prezzo di una emotività scomposta, svincolata dall'altrui comprensione: stranezza, così la chiamiamo.
Perchè mai, se la compresione di grandi messaggi diventa così immediata che bastano solo due linee per dare un senso , non lo diventa anche la comprensione dell'altro?
Dunque perchè mai amore ed amicizia ,empatia e antipatia non possono essere così immediati? Se è vero che cambia il nostro modo di osservare allora il provblema della comprensione non è nell'altro.
Un acuto osservatore può cogliere molto,così come un abile deduttore. Ma che possibilità diamo all'altro di comprenderci?
E' così, la nostra solitudine, la nostra unicità,la nostra fragilità hanno l'aspetto di un quadro contemporaneo: inarrivabile.
Fossato attorno alle nostre mura di cinta .C'è forse ancora qualche intrepido cavaliere disposto a tutto pur di oltrepassarle? C 'è ancora qualche folle Don Chisciotte?
Come vorrei essere come lui...e non più Cyrano!